Leonardo e Bianca

Rinaldo il rinoceronte

| Roma
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Rinaldo il rinoceronte viveva insieme a tanti altri animali nella parte più selvaggia della Savana. Purtroppo era nato con un lunghissimo corno d’avorio, due volte più lungo di quello degli altri rinoceronti, con un’affilata e tagliente punta ed a causa del suo corno finiva sempre per ritrovarsi in qualche guaio.

Impetuoso e distratto come tutti i giovani rinoceronti, correva da una parte all’altra sbattendo continuamente contro piante, alberi e perfino altri animali.

E così, una volta si impigliava a dei rami, una volta finiva per distruggere il nido di qualche uccello o addirittura rischiava di ferire i suoi amici, che proprio non né potevano più di lui e preferivano restargli alla larga.

Rinaldo pian piano si sentiva sempre più solo e in colpa per essere nato con quel lungo corno.

Solo la sua mamma e il suo papà continuavano a ripetergli di non buttarsi giù e di pensare invece a trovare la propria strada, senza correre incessantemente da una parte all’altra della Savana, ma prestando molta attenzione a tutto ciò che incontrava lungo il tragitto.

Una mattina, mentre Rinaldo passeggiava lentamente cercando di mettere in pratica gli insegnamenti dei suoi genitori, si impigliò in un frutto appeso al ramo di un albero. Costretto a fermarsi, si accorse che sotto quel frutto c’era un piccolo suricato che guardava il succoso frutto con occhioni affamati ma che purtroppo non riusciva a raggiungerlo perché aveva una zampetta ferita che gli impediva di arrampicarsi lungo il tronco dell’albero.

Per Rinaldo fu subito chiaro: ecco cosa avrebbe potuto fare con il suo lungo corno! Aiutare gli animali in difficoltà a prendere ciò che per loro era troppo difficile da raggiungere.
Troppo in alto per i più piccoli abitanti della Savana, o troppo in basso per le alte giraffe o i giganteschi elefanti!

Da quel giorno Rinaldo cominciò ad impegnarsi per gli altri. La voce si sparse in fretta e tutte le mattine una folta schiera di animali cominciò ad affollarsi davanti alla sua tana, ognuno con le proprie richieste di aiuto.

Com’era bello sentirsi finalmente utile, amato e parte di qualcosa!

E pensare che era bastato così poco: un po’ di attenzione in più al mondo che lo circondava per riuscire a vedere i segnali di aiuto e le occasioni per rendersi utile, anche grazie alla propria specialità.

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