In una soffitta di un piccolo appartamento di New York, tra mille scatoloni ricoperti di polvere e vecchi giornali, era finito uno strano mappamondo bianco, dalla bella base d‘ottone e legno di mogano.
Tutte le famiglie che nel tempo avevano abitato quella casa, non capendo a cosa esattamente servisse, si erano divertite a usarlo nei modi più fantasiosi. C’è chi lo aveva immaginato come appendi cappelli, che però finivano sempre per scivolare a terra, e chi l’aveva trasformato in un centrotavola, che naturalmente ostacolava la vista ai commensali. Così alla fine tutti si erano convinti che quella strana sfera tutta bianca non servisse proprio a nulla: tanto meglio riporla in soffitta.
Dopo diversi anni, fu il turno della famiglia Robinson e del piccolo Sebastian.
Il nuovo lavoro del Sig. Robinson li aveva portati a New York, ma Sebastian in quell’immensa città si sentiva solo e spaesato. Era così diversa dalla piccola cittadina in cui era cresciuto e lui non faceva che chiedersi: “Perché è capitato proprio a me? Perché non sono potuto restare nella mia amata casa?“.
Anche se in cuor suo sapeva bene che la cosa più importante era rimanere tutti insieme.
Era però un bambino curioso e intraprendente, che non si lasciava scoraggiare dalle difficoltà della vita.
Nei primi mesi passati nella nuova casa, ne esplorò ogni angolo e finì per scovare nascondigli segreti e piccoli segni lasciati dagli inquilini passati, mosso dallo spirito di un vero detective! Quell’esplorazione era per lui un modo per sentirsi un po’ più casa.
Un giorno, a forza di curiosare, scoprì dietro una porta una manovella che faceva scendere da un botola sul soffitto una piccola scala in ferro.
Curioso, seppur un po’ spaventato, prese coraggio e salì i gradini. Fu così che si ritrovò in una piccola soffitta illuminata solo da un lucernario e fu subito attratto da quella strana sfera bianca.
Si avvicinò e con grande sorpresa il mappamondo cominciò a colorarsi indicandogli proprio la città di New York!
Sebastian non poteva credere ai suoi occhi! Provò più volte a girare il mappamondo per vedere se anche altre città si fossero colorate, ma niente…solo New York.
Possibile che il mappamondo volesse davvero indicare quella città per dare una risposta ai tanti perché che si affollavano nella sua testa?
Sebastian prese con sé il mappamondo (che decise di chiamare Eugenio, in onore del mago dei suoi fumetti preferiti) e lo mostrò subito ai suoi genitori.
“Mamma, Papà, guardate cosa ho trovato in una vecchia soffitta! E’ un mappamondo magico! Era tutto bianco quando l’ho scoperto ma non appena mi sono avvicinato ha iniziato a colorarsi!”
Ma con grande delusione scoprì che la magia con loro non funzionava. Eugenio restava solo una sfera bianca!
Era stata forse solo un’invenzione della sua fantasia e del suo desiderio di sentirsi a casa?
Per togliersi ogni dubbio, un giorno Sebastian invitò a casa un compagno di scuola, il solo con cui avesse legato, simile a lui per pensieri e inclinazioni, e gli mostrò Eugenio.
Ed ecco che il mappamondo nuovamente si colorò, indicando al ragazzo la città di Parigi. Il volto del nuovo arrivato si riempì di meraviglia.
“Parigi, con la sua altissima torre di ferro, è proprio il posto che da sempre sognavo di visitare, perché lì abitano i miei nonni paterni che non ho ancora potuto conoscere!”
In quel momento Sebastian capì che Eugenio era veramente speciale e decise che non avrebbe potuto continuare a tenerlo solo per sé.
Era più giusto condividerlo con tutti coloro che come lui erano alla ricerca.
Ed ecco l’idea! Eugenio fu esposto in un famoso museo, pronto a rispondere ai desideri di chi sarebbe stato capace di ascoltarlo.
Ancora oggi i visitatori provenienti da ogni continente fanno lunghe file per vederlo, ma solo a pochi di loro Eugenio svela il loro posto nel mondo, solo a coloro realmente pronti a credere in un po’ di magia e ad accogliere le novità della vita con entusiasmo e generosità.